Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani (Antonio Gramsci)

venerdì 6 gennaio 2012

strozzare il rospo

stringi forte compagno!!
tutti quelli che credono di avere ancora qualcosa da perdere si sono posti l'interrogativo circa l'opportunità di baciare il rospo. qualcuno, abituato da troppo tempo a turarsi il naso, ne ha persino, pur con la faccia schifata, convenuto.
osserviamo qui in azione, la potenza dell'illusione, grazie alla quale gente, per altri versi acuta e intelligente, si è regolarmente persuasa, alla vigilia di epocali catastrofi, di esserne, in qualche modo, immune.
con questa provvidenziale censura, la stessa che, sotto sotto, ci fa pensare di riuscire a schivare persino la morte, ci si è infilati a capofitto in dittature orrende e in guerre di sterminio.
alla pia illusione delle anime belle, si contrappongono, però, dati incontrovertibili di realtà.
cresce, infatti, di giorno in giorno, il numero di coloro che ormai sanno benissimo di non avere più nulla da perdere.
e se i giovani, precarizzati e senza nessuna prospettiva futura, si possono ancora rifugiare nella speranza biologicamente suggerita dalla forza della loro età, per i più maturi questa consapevolezza è una drammatica condizione esistenziale da cui non possono più fuggire.
per gli anzani, già espulsi dal processo produttivo, l'annunciata sterilizzazione delle  pensioni equivale, poi, alla condanna inesorabile a una vecchiaia di miseria e di pubblica assistenza.
questo è il futuro che prepara il rospo, su preciso mandato dei centri di decisione del capitale internazionale, di cui è, da sempre, un commesso.
frettolosamente promosso al ruolo di bonaparte dell'economia, mario monti è in realtà il classico uomo senza qualità, ma disciplinatamente gregario, che si è sempre prestato a eseguire manovre decise da qualcun altro.
anche i suoi celebrati meriti accademici andrebbero opportunamente vagliati, in relazione al compito che gli è stato affidato. fino a questo momento, infatti, ha dato prova di oculatezza ragionieristica, ma sembra non avere nessuna idea, o capacità, sul piano dell'economia politica.
da questo punto di vista è trasecolante la continuità con il modus operandi di tremonti, così come è evidente la continuità di metodo col sistema di propaganda del governo berlusconi: lo slogan utilizzato come abracadabra esorcizzante ogni male.
e se berlusconi pensava di risolvere ogni problema con la riforma della giustizia, monti promette miracoli a partire dalla cancellazione dell'articolo 18.
è inebriante constatare la granitica compattezza governativa, su questo punto. 
se chiedete. anche all'ultimo sottosegretario, quanto tempo occorre a far cuocere un uovo sodo, vi risponderà che dipende dall'articolo 18.
c'è chi pensa che questo refrain maniacale abbia esclusivamente l'intento simbolico di chiudere definitivamente, riaffermando il padrone sono me, la stagione di offensiva operaia e sindacale degli anni 60.
non è vero, il provvedimento va letto in parallelo con l'azione governativa sul piano della previdenza. se si decide che si sta in fabbrica fino ai 70 anni, è inconcepibile pensare che il padrone possa tenersi le linee di produzione rallentate dalla presenza di troppi operai anziani. e lo stesso discorso vale anche per tecnici e impiegati.
bisogna dare al padrone l'opportunità di liberarsi, con un opportuno calcio in culo, del materiale umano obsoleto.
per l'arco non breve che lo separa dalla pensione, il lavoratore espulso dal processo produttivo camperà di elemosine, pomposamente ribattezzate col nome di ammortizzatori sociali.
questo è il piano, ma non è il piano di monti, lo hanno deciso altrove. 
ciononostante, stringendo i denti, ci si potrebbe anche rassegnare ad uscire dalla crisi, seguendo la strada del padrone, se il piano avesse un minimo di respiro strategico e indicasse, magari lontana, una via d'uscita.
ma anche in questo caso non è così, nessuna strategia viene perseguita: si tira a campare e a far girar la giostra, per evitare il disastro che deriverebbe da un suo brusco arresto.
è come se, in presenza di un guasto, un pilota d'aereo decidesse di volare fino ad esaurimento della benzina, per guadagnare tempo. la saggezza prescriverebbe di tentare, finché c'è un po' di carburante, un atterraggio di emergenza.
resta da chiedersi perché si sia sentito il bisogno di cambiare governo, per continuare a fare la stessa politica.
quotidianamente le borse si incaricano di smentire la favola, servilmente ammannita dagli organi di informazione, della maggior credibilità di monti rispetto ai mercati.
era una mezza verità: per nulla più credibile di berlusconi, monti è, però, più presentabile agli occhi delle ipocrite borghesie occidentali.
nella situazione di generale esplosione del mediterraneo, un vecchio e chiacchierato arnese come berlusconi, era oggettivamente pericoloso. nell'ipotesi di un malaugarato incidente di piazza, sarebbe stato difficile sostenerlo, eppure non sostenerlo avrebbe messo a rischio l'intero sistema.
mario monti può, invece, permettersi i morti in piazza.
questa è la sua vera forza.

Nessun commento:

Posta un commento