Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani (Antonio Gramsci)

martedì 10 gennaio 2012

un malinconico galantuomo

 Andai per la prima volta all’Hotel Pellicano nell'agosto del 2007…. Ci tornai all'inizio del maggio 2008 in concomitanza con la fine del mio incarico. In quella circostanza chiesi a Balducci la cortesia di effettuare la prenotazione che in quel momento mi risultava difficoltosa
La storia non fa una grinza, malgrado sia cifrata da quella verecondia con cui la povera gente parla delle proprie difficoltà.

Ma noi sappiamo leggere tra le righe: in concomitanza con la fine del mio incarico, vuol dire che il poverino aveva perso il lavoro e che, come spesso succede in questi casi, gli avevano tagliato il telefono (la prenotazione in quel momento mi risultava difficoltosa, dice pudicamente).

Quando capitano questi guai, allora le prenotazioni le si fa fare a Balducci, è una cosa che si sa.

Il nostro sventurato galantuomo, del resto, era già un po' in ristrettezze sin dall'anno prima. Infatti, come si evince dal suo racconto, non era riuscito a pagare il precedente soggiorno marino. Aveva, come si dice, "fatto segnare", e chi non lo ha mai fatto, dal panettiere o nel bar sotto casa, scagli la prima pietra!

Immaginiamoci dunque questo pover uomo, con moglie, bambini e ombrellone sotto il braccio, che torna nell'albergo in cui non ha saldato il conto. Eccoli, che sfilano, occhi a terra, davanti all'oste che li squadra con severità e disprezzo.
Queste sono le umiliazioni a cui deve rassegnarsi un onesto padre di famiglia, per assicurare un po' di balsamica aria di mare ai suoi figlioli, che immaginiamo denutriti.

Ma certe volte, come succede nelle favole e nei film di Frank Capra, il lieto fine c'è: mi fu detto dall’albergo che per i precedenti era stato provveduto senza specificare da chi.

C'è chi se ne stupisce, ma non è gente di mondo. Chi ha viaggiato sa benissimo che da molto tempo, nei bar del sud d'Italia, vige il regime del "caffè pagato". Generosi avventori usano finanziare questa istituzione, a favore dei meno fortunati.
Che col tempo tale usanza si sia evoluta in "vacanza pagata" è cosa del tutto naturale.

Ma anche in tempi grami, ci sono sussulti di dignità, Si sa che pagai una parte dei soggiorni, rivendica con orgoglio lo sventurato - e in quell'impersonale si sa si sottolinea l'universale notorietà dell'encomiabile fatto che egli volle, insistendo, pagare le consumazioni del frigobar.

Né si deve pensare ch'egli non perdette le notti, divorato dal rovello di sapere a quale benefica fatina si dovesse l'insperata cuccagna.
Pensai fosse stato Balducci. Congettura ovvia, essendo il Balducci notoriamente affetto da una rara patologia, ancora non registrata nel DSM IV, che lo spinge compulsivamente a pagare, ma rigidamente a loro insaputa, conti di estranei, scelti a caso.

E qui viene fuori la sensibilità del vero signore che, preoccupato del "cupio dissolvi" di chi già gli ha prenotato la vacanza, insiste per volersela almeno pagare, per non gravare su di lui.
Macchè, non ci fu modo di riuscirvi, Balducci non ne vuole sapere, dice che si offende, che è una cosa da niente (20 mila euro, che del resto non ha pagato lui).
Tutto d'un pezzo e fiero, per quanto malinconico, il nostro s'incazza: sicché irritato cancellai le permanenze successive.
Nel tentativo di risparmiare aveva, infatti, prenotato la camera per sette anni consecutivi.

Tutto qui. Chiaro come il sole.
Solo ora apprendo che Piscicelli avrebbe pagato di propria iniziativa e per ragioni a me del tutto ignote alcuni dei miei soggiorni. Questa è la malinconica conclusione di chi ora paga per le bizzarrie altrui.
Pur non avendo fatto nulla di male, giacché non è reato il fatto che chi può fare favori accetti favori da chi ha bisogno di favori, il meschino è daccapo licenziato, come le domestiche di sor Pampurio.

Lui si, altri, invece, no.
Questa è un'altra prova del fatto che bisogna abolire l'articolo 18.

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