Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani (Antonio Gramsci)

sabato 10 dicembre 2011

riabilitazione di Peter Kolosimo

Accogliamo il suggerimento postato da Gianni Lucini e ripubblichiamo un articolo da W U M I N G W O O D http://www.wumingfoundation.com/italiano/wumingwood_prime5.pdf

UFO E RIVOLUZIONE
Negli anni 70 Kolosimo fece sognare le moltitudini. Ex partigiano, filosovietico, Kolosimo, come raccontano i Wu Ming, era un comunista duro e impuro, che tentò di mettere insieme Lenin e le civiltà extraterrestri.

Solo pochi parenti e aficionados hanno celebrato il venticinquennale della morte di Peter Kolosimo, “fantarcheologo” e paleo-ufologo che negli anni '70, coi suoi libri visionari, fece sognare le moltitudini. Morì il 24marzo 1984, a sessantadue anni, ma ci piace pensare che abbia solo lasciato il pianeta.
Kolosimo è una figura da riscoprire, su cui interrogarsi, che può ancora dire e dare molto. Terra senza tempo, Non è terrestre, Astronavi sulla preistoria, Odissea stellare, Italia mistero cosmico...
Titoli che non smettono di accendere fantasie. E quegli elenchi in copertina, a metà tra sottotitolo e “catenaccio” di giornale? “Ulisse vagabondo del tempo. Gli dei e lo spazio. Ciclopi in America? Mitologia d'altri mondi. Atomiche e robot nell'epopea omerica”. Oppure: “Veicoli spaziali graffiti nella roccia. Marziani in Vietnam, elefanti in America. Razze sconosciute nelle giungle amazzoniche. Atomiche e laser prima del diluvio. Gilgamesh vive ancora?”. Per non dire di “strilli” come: “La prima completa documentazione fotografica di archeologia spaziale – 300 illustrazioni”. Copertine geniali, che ti spingevano a prendere subito posizione: rigetto veemente o febbrile voglia di acquisto, non c'era via di mezzo. Quei libri, pubblicati da SugarCo, erano grande narrativa popolare travestita da saggistica, li vedevi in tutte le case, vendevano centinaia di migliaia di copie. Kolosimo è uno degli autori italiani più tradotti nel mondo, pubblicato in 60 paesi.
Attenzione, però, a non confondere Kolosimo coi vari Voyager odierni, coi pataccari che ce la smenazzano a colpi di piramidi magiche e Priorati di Sion, con le vagonate di ricostruzioni paranoidi e complottiste disponibili in rete. Kolosimo odiava Dan Brown ante litteram (anzi, ante nominem). E odiava anche Giacobbo. Preventivamente, senza averne mai sentito parlare. Lo avrebbe mandato in Siberia, lui e il suo chupacabra. Kolosimo era un marxista-leninista visionario, un comunista duro e impuro. Credeva nella rivoluzione, e pensava che le scoperte sulle origini extraterrestri delle civiltà umane avrebbero contribuito alla nostra consapevolezza.
Voleva collegare passato remoto e futuro utopico, e così liberare il mondo. Occultismi, esoterismi e altre fesserie erano per lui sottoprodotti reazionari, abbagli per piccolo-borghesi. Anche quando si occupò di alchimia (Polvere d'inferno, 1975), lo fece precisando che l'alchimia non è magia bensì scienza, per quanto scienza “altra”.
In Odissea stellare (1978), Kolosimo riporta le credenze di alcuni occultisti, secondo i quali il regime di Hitler cadde perché aveva attirato su di sé la sventura, orientando la svastica a destra anziché a sinistra come nelle antiche tradizioni orientali. Il commento è una staffilata: “Noi siamo assai lontani da tali concetti ed attribuiamo a ben altre ragioni la caduta dell'impero dei criminali tedeschi.” Poteva ben dirlo, lui che era stato partigiano.
Kolosimo era poliglotta e cittadino del mondo: madre statunitense, padre italiano, cresciuto germanofono a Bolzano, si laurea a Lipsia, fa la resistenza in Boemia ed è “uno dei primi partigiani che, fra Pilsen e Pisek, incontrò l'Armata Rossa” (dalla scheda biografica di Civiltà del
silenzio). Il suo sguardo si sposta verso est, per un po' dirige Radio Capodistria (ma dopo la rottura con l'URSS è licenziato perché filosovietico), è corrispondente estero per L'Unità, annuncia il lancio del primo Sputnik “un mese prima di quella memorabile impresa" e dà per primo la notizia del volo spaziale di Valentina Tereskova. Intanto scrive romanzi di fantascienza con lo pseudonimo di “Omega Jim”, poi, negli anni '60 passa armi e bagagli alla divulgazione scientifica, con quella torsione fantastica che lo renderà celebre.
I libri di Kolosimo sono pieni di pezze d'appoggio di scienziati russi, bulgari, tedesco-orientali: “Il professor Alexei Kasanzev”, “Kardasev scrive”, “Il biologo sovietico A. Oparin” “Il sovietico Nikolai Brunov scrisse già nel 1937”, “Viaceslav Saitsev, il noto filologo dell'Accademia delle Scienze bielorussa” e via così. Oggi possono suonare grottesche, muovere al riso o a ipotesi estreme. Kolosimo agente del blocco orientale, incaricato di diffondere in occidente strane teorie, per loschi fini di guerra psicologica? Mah. Forse la questione è più semplice: leggeva quelle lingue, aveva accesso a quel materiale, e ai suoi lettori la cosa piaceva. Durante la guerra fredda, vista da qui, la scienza sovietica aveva un che di bizzarro, una vibrazione di esotica eterodossia, anche agli occhi di chi si batteva per l'altro modello, quello capitalista-americano. La curiosità per l'est fu un fenomeno trasversale, come lo sono oggi l'ostalgia e il
modernariato del socialismo che fu.
A noi piace reputare Kolosimo un guerriero, uno che ha combattuto perché l'immaginario non si restringesse e, al contempo, la fantasia (anche quella più sbrigliata) tenesse le radici nella realtà, nel conflitto che senza pause muove la società. In fondo, nonostante il suo stalinismo, Kolosimo non era tanto distante da Radio Alice e dai giovani “mao-dadaisti” del '77.
Kolosimo colmò un buco, una lacuna, una gigantesca nicchia di immaginario e mercato editoriale. In quell'epoca iper-ideologizzata, gli intellettuali avevano decretato la “morte del romanzo”. Non per questo si era estinto il bisogno di romanzesco: in edicola, Urania, Segretissimo e Il Giallo Mondadori vendevano un numero di copie oggi impensabile. Tuttavia, erano pubblicazioni settoriali, rivolte a target di lettori specifici. C'era bisogno di un'operazione azzardata, che scavalcasse i recinti e andasse incontro ai bisogni di più lettori.
Kolosimo intercettò la voglia di viaggio e di mistero che pervadeva tutto l'occidente (gli UFO, il triangolo delle Bermude, Uri Geller che piegava i cucchiaini con la forza del pensiero) e la “dirottò” in una direzione inattesa. Camuffando da saggi divulgativi le sue narrazioni fantascientifiche, il vecchio Omega Jim creò un grande fenomeno di costume.
Nel 1969, Non è terrestre vinse il Premio Bancarella. Nel giro di pochi anni, lo avrebbero vinto Andreotti (1985), Sgarbi (1990), Pansa (1997) e persino Bruno Vespa (2004). Compagno Kolosimo, ci manchi tanto. Torna dal pianeta su cui ti trovi ora, e scatena contro l'Italia un uragano di raggi cosmici.

4 commenti:

  1. ho letto tutti i suoi libri che sono riuscito a reperire ...
    un vero precursore di diverse tematiche riprese dai più oggi ...

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  2. andavo al liceo e quelle letture mi cambiarono improvvisamente la vita, aprendomi la mente e ponendomi fin dall'adolescenza di fronte al fenomeno della manipolazione operata dalla cultura cosiddetta "ufficiale"... ha aperto un varco, poi vennero tanti altri come Von Daniken, Sitchin, fino a Biglino e ai lavori sulle abduction di Mack, Jacobs, Turner, Malanga... un Grande italiano le cui indagini prima o poi avranno la collocazione che si meritano.

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    1. Bravo! Anch'io la penso cosi!E dal,83 che mi fa ancora fantasticare Astronavi sulla preistoria.

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  3. Con tutto l'affetto per la simpatica naiveté del personaggio, le 'indagini' di Kolosimo hanno già avuto la collocazione che meritano: il dimenticatoio. Anche se gli epigoni a caccia di gonzi non mancano certo, al giorno d'oggi...

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