Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani (Antonio Gramsci)

sabato 30 novembre 2013

altro che unità: è ora di separarci!

cacciamo gli elementi piccolo-borghesi dalle nostre fila, solo epurandoci ci rafforzeremo

E' arrivato il momento di reagire contro l'egemonia borghese che ha ridotto all'impotenza il movimento comunista.
Troppi idioti affollano le nostre riunioni umiliando il dibattito con temi estemporanei che non si rifanno all'analisi della realtà, ma a convinzioni ideologiche.
Abusando della pazienza di tutti, introducono elementi estranei al dibattito e scatenano polemiche inutili il cui scopo, che ne siano consci o no, è quello di sabotare ogni tentativo di ripresa dell'iniziativa comunista.
Sono facilmente riconoscibili per l'enfasi con cui dicono cose vecchie ormai di vent'anni, certi di affermare cose nuove e per il sussiego con cui presentano i loro risibili argomenti, convinti di impastare farina del proprio sacco, mentre propagano tesi riconducibili a questa o quella gazzetta del padrone.
Dobbiamo cacciarli via!
E dobbiamo essere chiari:

  • i diritti umani sono un'invenzione dell'illuminismo e restano affare interno della borghesia. Noi non siamo contro i diritti umani e siamo pronti a insorgere se vengono calpestati, ma non siamo interessati a sostenere le campagne delle lobby etniche, religiose, culturali, di genere, di specie, di orientamento sessuale, che hanno il solo scopo di promuovere le élite di minoranze organizzate.
  • la pace, noi siamo contro l'imperialismo armato, ma siamo a favore della Guerra Civile in Spagna, di Stalingrado, della Resistenza, della lotta del popolo del Vietnam e altro ancora, non siamo pacifisti e non siamo disponibili a impegnarci su questo tema su base etica.
  • la lotta di classe noi siamo per i diritti collettivi, i diritti sociali, per tutte le libertà e le conquiste che modificano concretamente il sistema di potere esistente, alterandone gli equilibri di classe. Non siamo disponibili a lotte sul piano simbolico, utili solo a procurare cattedre universitarie.
non c'è posto, tra noi, per chi vuole fare carriera nel sistema dei padroni.

venerdì 15 novembre 2013

Sutor non ultra callidas

ovvero:

Letta è più razzista di Calderoli

Si dice che lo scultore Apelle, avendo colto le critiche di un ciabattino, avesse corretto la forma dei calzari di una sua scultura. Si racconta poi che, quando l'inorgoglito calzolaio aveva esteso le sue critiche ad altri particolari della sua opera, lo scultore ne avesse stizzosamente represso le velleità, pronunciando la frase sutor non ultra callidas, il ciabattino non vada oltre le scarpe.
Deve essere questo il principio che ha guidato Enrico Letta alla formazione del suo governo.
Nel decidere - sparagna e comparisci - di inserire un ministro di colore nel suo governo, gli ha inventato appositamente un ministero per negri.
Poco costoso, è vero, ma anche assolutamente inutile. 
Cosa poteva fare, la povera Kienge, con siffatto ministero? Nulla, assolutamente nulla, se non un po' di lodevole propaganda per la quale, a ben vedere, poteva bastare il suo ruolo di parlamentare.
Sembra essere stata messa lì, a bell'apposta, per scatenare gli insulti volgari di Calderoli & co. e costringere l'opposizione di sinistra alla solidarietà con il governo. E, naturalmente, è proprio così.
Letta non è certamente Lenin, che a una cuoca avrebbe affidato il ministero dell'economia e non quello del minestrone, ma qualcosa di più avrebbe potuto fare.
Se ha deciso, e sono d'accordo con lui, che la Kienge può essere un buon ministro, doveva affidargli il ministero degli interni o quello della giustizia.
Lì, quotidianamente, Cécile potrebbe intervenire sul razzismo spicciolo alimentato da un sistema legale di discriminazione e segregazione, cioè sul nostro razzismo di Stato codificato.
Oltretutto le cronache dimostrano che non avrebbe potuto far peggio degli attuali ministri in carica.
Ma per Letta, i grandi si occupano delle cose serie, mentre i bambini hanno la loro cameretta coi giochi. Forse inventerà un ministero per gay e uno per i disabili.
Alla simpatica ministra, un consiglio: se ne vada sbattendo la porta, dimostrandoci che nel suo petto batte il cuore di Django e non del collaborativo negro di casa